Dopo il silenzio 19/08/2018
18 sabato Ago 2018
Posted Elucubrazioni mentali
in18 sabato Ago 2018
Posted Elucubrazioni mentali
in
15 mercoledì Ago 2018
Posted Elucubrazioni mentali
inTag
Lo vedi? Anche oggi il sole brilla in alto nel cielo ripulito, caldo come non lo è mai stato e puoi sentire il suo abbraccio e il suo calore ma poi ti chiedi perché anche oggi… Non ha un minimo di pietà?
Dovremmo forse diventare come madre natura ha tentato di insegnarci in tutto questo tempo, guardala nonostante milioni di catastrofi lei è ancora li maestosa e orgogliosa, lei è sempre rimasta li, ci guarda e ci sfida a essere come lei e parte di lei, lei che lascia scivolare tutto, che perdona tutto, che ricorda tutto, lei che è tutto e nonostante tutto anche in un giorno come questo ci abbraccia e ci ricorda che siamo solo migranti su questo pianeta.
Eppure anche oggi il sole è sorto ancora una volta e lo farà anche domani nonostante tutto.
Anche oggi ci ha voluto donare il suo sorriso, le lacrime saranno asciugate, il dolore si lenirà col tempo, ma il ricordo rimarrà per sempre impresso negli occhi di ognuno di noi.
15/08/2018
23 sabato Apr 2016
Posted Elucubrazioni mentali
inTag
Bocca di Rosa
Fabrizio de André.
La chiamavano Bocca di Rosa
metteva l’amore, metteva l’amore
la chiamavano Bocca di Rosa
metteva l’amore sopra ogni cosa.
Appena scesa alla stazione
del paesino di Sant’Ilario
tutti s’accorsero con uno sguardo
che non si trattava d’un missionario…
Così in un Sabato pomeriggio uggioso quanto ventoso, lascio che siano i miei passi a guidare il mio andare e senza l’inganno del tempo mi ritrovo a passeggiar pallido e assorto in una immortale poesia…
12 domenica Ott 2014
Posted Elucubrazioni mentali
inTag
Ægoa e vento domàn sâìa bon tempo, a casa do Segnô, ghe luxiâ o sô.
Acqua e vento domani sarà bel tempo, ma in casa del Signore saranno lacrime di dolore, col fango che sale, ferisce e fa male, che sfonda le porte portando la morte, che tutto si prende e che quello che rende, sono lacrime amare.
Ægoa e vento domàn sâìa bon tempo, a casa do Segnô, ghe luxiâ o sô.
Acqua e vento, fuori o dentro, con gli angeli a pulire e gli altri a maledire in eterno, la sorte e il governo.
Ægoa e vento domàn sâìa bon tempo, a casa do Segnô, ghe luxiâ o sô, il fango sparirà e come sempre si ricomincerà.
Ieri è passato ma la rabbia rimane, la mia città si vuole rialzare, mentre gli altri la stanno a guardare, si riempiono la bocca di belle parole: «dai forza, ce la puoi fare, lo hai fatto altre volte, puoi ricominciare…», a questi signori va il mio invito sicuro, di andare tutti a fare in….
Ægoa e vento domàn sâìa bon tempo e in casa do Segnô, ghe luxiâ o sô!
09 giovedì Gen 2014
Posted Elucubrazioni mentali
inDico io, siamo entrati da un bel po’ nell’epoca di internet, dei social media, dei tweet e della condivisone, è inutile ribadirlo qui, le news viaggiano più veloce sulla rete che attraverso i media tradizionali, tutti siamo più informati e chiunque può trovare nel web ciò che vuole e come vuole, ma…
C’è sempre un ma che s’interpone a chiudere un discorso forse con troppa foga intrapreso. Il “ma” in questione è rivolto a quello “zoccolo duro” di negozianti o chiunque abbia un’attività commerciale “di vecchio stampo”, che credono ancora che il web sia solo un gioco e…
…alla fatidica domanda; “scusi lei usa internet”, la risposta più immediata è; “ma cosa credi, io non ho mica tempo di giocare al computer” (proprio così), e con questa gente c’è ben poco da fare. L’altro “ma”, è rivolto a coloro che pur usando la rete, si fermano nel bel mezzo del percorso, perché…hanno “paura”.
Paura di che? domando…svariate sono le risposte, quelle più in voga sono; che mi copino, che mi vengono a rubare, che mi chiedono il pizzo… 😉
Difficile fugare certe ataviche paure.
Genova è comunque una città vecchia, vecchia nel modo di pensare e in quello di fare, tanto lento che arriva lustri dopo tutte le altre e sempre se ci arriva, i giovani hanno poco spazio e le loro idee non attecchiscono perché appunto troppo nuove per una mentalità troppo vecchia che non vuole cedere il passo, vecchia perché “siamo sempre andati bene così perché cambiare”.
Per non parlare poi di scattare delle fotografie e quando hai finalmente trovato quel famoso paio di scarpe che hai cercato in lungo e in largo e ora vorresti avere l’approvazione della tua migliore amica, ma non essendo con te vorresti almeno mandarle una foto, oppure sono cominciati i saldi, guarda che belle cose ci sono in vetrina, ho trovato la camicetta che volevi a questo prezzo incredibile, guarda te stessa…Credete sia possibile?
Spero di si…perché il vento sta cambiando e non sempre porta la pioggia…
03 domenica Nov 2013
Posted Elucubrazioni mentali, Scrivere
inPer chi scrive, cimentarsi nella stesura di una poesia in dialetto è un compito arduo, perché il dialetto non si insegna a scuola, quindi ciò che si impara è spesso frutto di esperienze casuali e personali; dai nonni con le loro filastrocche, ai vecchi che frequentano le antiche “ostaïe” dei vicoli, dagli operai di vecchio stampo che usano come idioma solo il dialetto, ai “trallalero” che si sentono cantare ancora dai quei pochi gruppi folkloristici rimasti. Se il parlare in dialetto è già di per se stesso difficile (e intendo il dialetto corretto, quello senza contaminazioni da italiano e altre inflessioni), risulta ben più arduo scrivere.
Il dialetto genovese è una “lingua” vera e propria, come affermava il grande Govi (il genovese è la lingua l’italiano è il dialetto), un mix di francese, arabo, latino, turco, armeno e portoghese, tutti vocaboli “importati” da quelle terre lontane e frutto di scambi culturali.
Per potere rendere più simili i suoni delle vocali si è ricorso ad accenti, dieresi, a dittonghi, che solo un orecchio esperto e una ancora ben più dotta lingua, sa riconoscere e tradurre su carta.
Mi ritengo orgoglioso (spero mi si perdoni questa vanità), quando posso scrivere finalmente nella mia lingua madre o dialetto che dir si voglia, esprimendo così un altro lato della mia personalità, quello più vivo, più genuino, schietto e a volte impertinente, che solo il proprio idioma nativo può finalmente svelare.
Figge.
Figge de bonn-a famiggia
figge che nisciun se ê piggia.
Figge che g’an o galante
ma solo su l’ é benestante.
Figge amasccionæ
che te rian pè derê,
figge da o muro bõn,
ch’o pa quello de un lion.
Figge che pàn dosci comme o succòu
da pociaghe o pan comme in tò tòcco,
Figge co-i cavelli a-o vento
che cangiân de omô, comme cangia o tempo.
Bocca da baxi e cû da…baxin,
mëgio i amixi e’n gotto de vin.
Feggie che an bevio l’ægua da meua
e figge che te puntan o cotello a-a goa,
figge de na moæ sola e de cento poæ,
meno ghe ne fise, invece ciò ghe n’é.
Ghe son figge da maiâ
e quelle da lasciâ stâ,
figge belle comme de stelle,
che fa ciæo comme ciæbelle,
figge da impile solo de baxi,
e quelle che invece “no ti me piaxi”.
Figge che mostra u cû comme a faccia,
e figge bonn-e comme a fugassa,
ma sei quelle che fan giâ tutto
e senza de viatre o mondo o l’è brutto.
RVassallo 15/09/2013
10 giovedì Ott 2013
Posted Arte
inA Genova la “macaia” è quella condizione atmosferica che avviene quando spira il vento di Scirocco e il cielo è coperto con un tasso di umidità particolarmente elevato, ma “macaia” ha anche un significato metaforico, come melanconico, cupo, apatico. Genova può sembrare indifferente, pigra, fredda e insensibile, addirittura antipatica quando rimane attaccata alle sue antiche superstizioni. E’ stato così per secoli, lo è ancora oggi, ma a dire il vero qualcosa sta cambiando e quel vento appiccicoso e umido sta lasciando il posto a un’aria più fresca e nuova. Non ci sono più i De Andrè ed è finita l’epoca dei Tenco e della scuola genovese, la poesia è rimasta rinchiusa in quella stanza dal soffitto viola, che ancora affiora nei ricordi degli over sessanta.
Genova ha un’anima multietnica, un cuore rock, mille lingue che si fondono in una sola comprensibile a tutti, quella universale della musica.
I “Cocks”, mi riportano indietro di quasi trent’anni, quando dalle radio libere, salivano all’etere le prime veloci note di quello che segnerà un’epoca per la storia della musica; il “punk rock”.
Ascoltarli è un balzo nel tempo dal ritmo incalzante e con nessuno sconto, il basso e batteria che picchiano, le voci sporche, urlate, ma nulla è dato al caso.
Prendete uno shaker, aggiungete un quarto di Clash, un quarto di Offspring e un quarto di Blink 182 e agitate per bene, prendete poi una caraffa da litro e versateci il contenuto, quindi aggiungete birra volontà e servite il tutto molto freddo, bevetelo alla goccia e godetevi gli effetti.
Ascolta più volte il loro EP “Don’t Panic! And Follow”. Le canzoni si susseguono una dietro l’altra come nella migliore tradizione, sono pezzi brevi, veloci e intensi, notevoli se si pensa che se il gruppo se lo sia autoprodotto.
Diamo tempo al tempo e ben presto sentiremo parlare di loro, anche perché per svegliare la bella addormentata dal suo letargo, si stanno prodigando a far conoscere non solo loro stessi, ma anche i nuovi sconosciuti gruppi che pullulano nel sottobosco musicale. Gruppi che come i “Cocks”, meritano di avere una chance di emergere e se poi la città sia come Genova pigra e apatica, maggiore sarà poi la soddisfazione di avercela fatta.
Per saperne di più: www.cocksgenova.it
17 domenica Feb 2013
Posted Elucubrazioni mentali, Scrivere
inLa Domenica mattina ha un fascino particolare, se, di buonora ci si addentra nei vicoli dell’angiporto di Genova.
Si respira aria di festa, come solo in alcuni paesini si riesce a coglierne il sapore.
Le stradine che a rotta di collo precipitano verso il mare sono ancora bagnate, il sole timidamente violenta gli stretti spazi tra le case ammassate una sull’altra, disegnando fantastici arabeschi sul ciottolato umido.
Il rumore delle tazzine che dai caratteristici bar si espande, l’odore della focaccia che si mischia a quello del fritto e del piscio lasciato a decantare tutta la notte; le prime “signorine” sedute sull’uscio, che neanche lontanamente somigliano a quelle “graziose” così dolcemente cantate da De Andrè, loro parlano in un’ altra lingua, un idioma così diverso, che fa persino rimpiangere il dialetto napoletano che sino a pochi decenni or sono era la lingua principale, dopo il genovese ovviamente, della parlate dei caruggi.
De votte a memoria, a volte la memoria torna indietro, in quel passato tutto suo, custodito nel nostro cuore e che spesso in momenti di tristezza, ci fa’ venire in mente quei mosaici di vita, quei tasselli di un vissuto, che solo nelle fotografie e nel nostro cuore troviamo conforto e di ciò ne siamo grati.
A mia Cugina.
10 giovedì Gen 2013
Posted Elucubrazioni mentali
inLa felicità ha gli occhi di una bimba che danza,che irrompe d’improvviso nella quiete domestica con tutto lo slancio.
Ritmici piccoli passi riecheggiano per la casa, movenze appena accennate di innocente grazia si specchiano tra le ombre maliziose della sera.
Una luce improvvisata, gli occhi di mamma e papà, ed ecco che d’improvviso si accende il palco e basta poco per essere “etoile”.
Musica appena accennata da labbra sottili che a stento trattengono l’emozione, e via in un turbinio di movenze senza fine, la danza libera i sogni che attraverso le magiche atmosfere di una lampada, disegnano sul muro di casa fantastici arabeschi.
Danza bimba mia, che i tuoi sogni non si sciolgano mai come neve al sole, ma che scintillino nel cielo tra le stelle più belle.
Sappi che ogni stella in cielo è un desiderio, che aspetta solo di essere rubato, da mani innocenti, proprio come le tue…
05 sabato Gen 2013
Posted Elucubrazioni mentali, Scrivere
inGenova se la sai guardare, è come una perla preziosa che gioca a nascondersi tra gli anfratti del suo mare.
Come una bambina conscia della sua bellezza, si lascia guardare per un momento e poi torna a eclissarsi tra i suoi carruggi.
Avara di sentimenti, solo la luce del sole che d’inverno la accarezza furtiva, scioglie per un momento quella patina di apatia che la “superba” usualmente si blinda.
Genova appare così nuda e bella, fugace allo sguardo, maliziosa e testarda, con quelle stradine che come dedali si estendono a vista d’occhio per poi interrompersi all’improvviso. Genova è un tripudio di colori, di sapori e profumi, di sale e di mare, di focaccia e di basilico.
Genova è come una bella principessa rinchiusa nella torre del castello, che guarda con immensa tristezza il suo triste destino.
Nel suo sangue ora, non scorre più la sagace ilarità dei vecchi stesi ad asciugare come panni al sole, nelle sue vene secche, solo la sabbia del tempo che fu’.
Non s’ode più il canto allegro del “trallalero”, e la ruvida poesia di De Andrè è stata chiusa per sempre tra le mura di quella via Del campo, che ora, spoglia della sua dignità, parla altre lingue.
Altri odori, altri sapori, altri colori e ben altri dialetti, si sono sostituiti a quelli ben più familiari, cari ai nostri vecchi. Quella “graziosa”, che donava la sua “rosa” è morta e con essa tutta la poesia di un mondo che mai più potrà tornare.
Non una parola di più
contengo moltitudini
altrimenti tutto è arte
Opere. (tell : 3403738117 )
Nasce dall'esigenza di dare qualche informazione utile sui mezzi di trasporto, ristoranti, guesthouse, luoghi e orari dei viaggi fatti.......lasciando la poesia alla fotografia
Parole, Pensieri, Emozioni.
Tutto quello che vorrei dire è già stato detto... queste sono le mie parole...
Esprimi il tuo pensiero in modo conciso perché sia letto, in modo chiaro perché sia capito, in modo pittoresco perché sia ricordato e, soprattutto, in modo esatto perché i lettori siano guidati dalla sua luce. (J. Pulitzer)