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Nel variegato Olimpo della gerarchia degli angeli, vi è una creatura celeste predisposta a ancora oggi a colorare il cielo. Questo Messaggero divino ha un nome; Nefos ed è del suo mito che vi voglio raccontare.

Nei primordi della creazione, quando cioè ancora la terra era in fase di assemblaggio, l’uomo non era stato ancora creato e il buon Dio che era troppo impegnato a modellare le forme di una terra ancora acerba.
Gli angeli però erano già numerosi, molti dei quali designati dal Creatore ad alcune specifiche competenze; vi era l’angelo predisposto ad accudire alle acque sia del mare, dei laghi e dei ruscelli, quello addetto alle montagne e alle valli, quell’altro incaricato di accudire gli esseri viventi appena creati, un altro ancora delegato al cambio del giorno nella notte e così via dicendo. Già le volte celesti issate a sorreggere il cielo sempiterno spiccavano per la loro maestà ma aimè il firmamento per quanto imponente fosse, mancava ancora di qualcosa. Il suo colore celeste come le vesti radiose degli angeli e irradiato dalla luce perenne del sole poteva alla fine venire a noia per quanto perfetto fosse, infatti sia di giorno che di notte, il firmamento non cambiava mai, tanto che anche gli angeli più pazienti avevano cominciato a mugugnare. Il buon Dio nella sua infinita pazienza, faceva finta di nulla, anche perché non aveva ancora incaricato nessuno dei suoi “sottoposti” a quell’incarico, che era stato invece preso in consegna da alcuni angeli, che tuttavia non potevano fare altro che cambiare il giorno nella notte e viceversa.

Nefos era un angioletto ancora molto giovane, quello che qui sulla terra si potrebbe paragonare a un bambino. Vivace ed esuberante, mal sopportava i rigidi regolamenti celesti, fatti di doveri e restrizioni. Poco incline all’obbedienza Nefos trascorreva il suo tempo facendo dispetti agli angeli più anziani; a loro nascondeva sovente gli attrezzi da lavoro e quando era pescato con le mani nel sacco, scappava a gambe elevate dileguandosi come poteva tra la natura appena sbocciata.

Un bel giorno però Nefos combinò un guaio che cambiò per sempre la natura del cielo.
Dopo l’ennesima marachella, Nefos fu affidato a un gruppo di angeli “anziani” con il compito di portare dei secchi d’acqua in modo da riempire tutte e acque dei fiumi. L’incarico dell’angioletto era appunto di trasportare i secchi di liquido da un punto all’altro dell’emisfero, in modo che tutti i corsi d’acqua della terra avessero lo stesso quantitativo di liquido.
Per un po’ il giovane angelo eseguì l’incombenza richiesta con dovizia e letizia, poi quando la monotonia del lavoro si mutò in noia, Nefos pensò bene a modo suo di rendere quel lavoro un po’ più divertente. Per prima cosa la creatura celeste contravvenendo alle severe consegne, spiccò il volo, (cosa proibita perché neanche una goccia d’acqua poteva andare presa, appunto perché troppo preziosa), pensando in quel modo di accelerare i tempi di consegna, oltre che a fare i dispetti come il suo solito alle creature alate che incontrava, tutto andò bene fino a quando sulla sua trattoria non incontrò un enorme volatile, il cielo è immenso, e tutti hanno vi hanno il loro posto, ma Nefos nella sua ingenuità volle sfidare la testardaggine del volatile, nessuno dei due voleva lasciare il passo all’altro, finché non si trovarono uno di fronte e si sarebbero sicuramente cozzati contro, se Nefos non avesse sterzato d’improvviso. Aimè, i due secchi che portava si rovesciarono e l’acqua in essi contenuta invece di precipitare a valle, si impressero nel cielo macchiando per sempre quel celeste trasparente. Il piccolo angelo fu colto da grande spavento e non sapendo come fare, pensò come prima cosa di scappare il più lontano possibile. Durante la sua fuga e in preda al panico, però si rese conto che non avrebbe potuto fuggire lontano, senza incorrere nelle ire del padre celeste, così arrestò la sua corsa e torno indietro sul luogo del misfatto.
Le due macchie blu scure in mezzo alla volta celeste erano ancora lì, enormi e minacciose, possibile che ancora nessuno si fosse accorto di tutto ciò? Nefos non ebbe il tempo di domandarselo, la sola cosa che poteva pensare era come fare sparire quelle due chiazze. La seconda cosa che li venne in mente fu di cancellarle, ma non avendo poteri non poteva farlo dal niente, così decise di “pulirle”. In meno che non si dica scese sulla terra, raccolse dagli alberi alcune fronde rigogliose, le legò a un ramo robusto e con questo strumento cominciò a passarlo sulle due macchie, pensando in questo modo di eliminarle.
Quale fu la sua sorpresa quando invece di cancellarsi le due enormi macchie, presero a mescolarsi tra loro, e più l’angioletto si dimenava col suo attrezzo per toglierle, più le due macchie si mischiavano creando delle sfumature che il cielo sino allora non aveva ancora conosciuto. Il celeste si mischiava la blu dell’acqua creando le nuvole, amalgamando così anche il verde dei fogliami e l’ocra dei rami, pure la luce del sole come per scherzo ci mise del suo, giallo e arancione, riflessi e riverberi, il cielo stava cambiando dimensione e colore, l’acqua muschiata al cielo, donò la pioggia, e più il giovane angelo si impegnava a limitare i danni, più il cielo si arricchiva di tonalità e colori, tanto che anche gli altri angeli, si fermarono per ammirare tale lavoro e persino il Padre eterno smise di creare e si recò a vedere cosa stava succedendo. A tal espressione di laboriosità, pure Lui accennò un sorriso, donò al cielo la pienezza dei colori e al buon Nefos il compito di colorarne le volte.

Certo ci vuole maestria e ingegno, fantasia e laboriosità infinita, per dipingere le volte celesti dei mille colori della natura. Da quel momento che Iddio mandò in terra, mai il cielo fu colorato degli stessi colori, mai le nuvole ebbero la stessa forma, le identiche tonalità, alcune gocce di nuvole caddero allora sulla terra e alcuni uomini se ne dissetarono e nacquero da essi la stirpe dei pittori. Nefos da allora armato di colori e pennelli dipinge il cielo e le nuvole e se qualche volta si scorge il firmamento azzurro senza neanche una nuvola, vuol dire che l’angelo pittore è dall’altra parte del globo a dipingere con la sua arte i sogni dei poeti e le visioni dei pittori, l’armonia degli innamorati è legata al suo tinteggio e le fantasie dai bambini ai suoi capricci.

Le nuvole sono i sogni, che come fece Nefos agli albori del mondo, cozzarono contro il volo delle emozioni e scrivono ancor oggi con i colori dell’immaginario le più belle fiabe che l’uomo potesse mai raccontare, peccato che nessuno a tutto oggi le sappia più leggere.

angelo